lunedì 10 maggio 2010

Ancora occasioni di CONFRONTO


A Saint-Barthélemy, un nuovo Incontro con gli Elettori
GIOVEDI' 13 MAGGIO
HOTEL CUNEY
ore 20.30

Non pensate sia il solito "comizio" ingessato e "condotto" dal palco: se volete intervenire, davvero siete invitati a farlo, e nessuno troverà strano la presenza di chiunque...
Non perdete l'occasione!

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Censura, cara censura. Chi cura il blog non permette a nessuno di esprimere la propria opinione a meno che non sia in accordo con i principi fondanti di questa lista.

Ma dai non è così, non può essere, semplicemente si è messa in atto la nuova impostazione del blog in vista della “volata finale”, perché devi vedere sempre e solo tutto nero? Chi si occupa del blog non vuole sinceramente censurare nessuno, semplicemente i tuoi temi non erano attinenti poiché sulla home page in alto a destra c’è scritto: “Blog di informazione curato dal Comitato Promotore della Lista Civica per Nus.” Quindi il blog è stato creato per informare i cittadini sul programma, sui candidati, sugli incontri, ecc.; mica per parlare di un sacco di cose che sono francamente incomprensibili. Non è sicuramente né il luogo né il momento, devi capire che i candidati si stanno semplicemente proponendo per risolvere i problemi del comune, non per interessi particolari, ma solo e unicamente per occuparsi del bene comune. C’è in te troppa malafede, ti dovresti rilassare e dire come fanno molti: chi se ne frega, l’importante è la salute. Inoltre non ti devi permettere di giudicare nessuno.

Forse hai ragione, però mi dispiace, perché Makhno iniziava ad essermi simpatico, anche se non sono in pieno accordo con la sua posizione.

Sai cosa potresti fare? Potresti ripubblicare ciò che hai scritto durante questo dieci giorni ed augurarti che Makhno abbia salvato ciò che ha prodotto e pubblicato.

Bene! Io ci provo, e poi stiamo a vedere.

Anonimo ha detto...

Riassunto delle puntate precedenti.

Primo episodio.

“Non pensate sia il solito ‘comizio’ ingessato e ‘condotto’ dal palco: se volete intervenire, davvero siete invitati a farlo, e nessuno troverà strano la presenza di chiunque...
Non perdete l'occasione!”
E la platea tace.
A fine comizio: "E ora la parola ai cittadini...".
Silenzio di tomba, imbarazzo latente e nessuno interviene.
In fin dei conti, il buon "borghese" non deve esporsi, perché poi la gente parla, al massimo se ci si espone è per una lode, non certo per una critica; inoltre la critica deve essere costruttiva in perfetto stile “piccolo borghese”. Al contrario bisognerebbe distruggere queste procedure democratiche e mandare a casa una volta per sempre i nostri (vostri) cari (cari$$imi) rappresentanti.

La logica del potere: la democrazia.

Nella logica democratica del giusnaturalismo moderno (Hobbes e Rousseau) è la volontà del popolo (gli elettori) a legittimare la manifestazione del potere. La volontà generale è il risultato di un insieme di procedure: gli elettori scelgono i loro rappresentanti, cioè autorizzano i candidati a rappresentarli. In questo modo gli elettori legittimano il passaggio della loro sovranità al parlamento statale, all’amministrazione regionale e comunale: si autorizza il parlamento, e le due amministrazioni ad esprimere la volontà del popolo; il parlamento, e le due amministrazioni diventano il sovrano. Se l’agire politico del cittadino si esprime mediante il voto, nel voto (come nel processo di autorizzazione descritto nel Leviatano) il cittadino esprime un nome (cioè indica colui che è autorizzato assieme agli altri rappresentanti ad esprimere la volontà del popolo). L’espressione di volontà politica è in realtà un processo di autorizzazione, di costituzione dell’autorità. Questa forma di costituzione del potere è stata definita democrazia indiretta, in essa non può non crearsi una distanza tra i cittadini e quell’agire politico che si ha a livello della rappresentanza.
Questa forma di democrazia opprime ed esclude certe passioni e aspirazioni del cittadino; si è infatti creata una separazione tra i fatti e le idee che tendono a rifletterli, così come tra le forze sociali e la loro espressione politico-istituzionale. Bisogna allora rovesciare e rivoluzionare la gerarchia, in modo che ciò che è oppresso all’interno del cittadino ritrovi la propria voce e prenda la parola, dopo essere stato quasi sempre messo a tacere.
Lo Stato così come si è costituito nel suo insieme, ha tentato e tenta nel suo scopo irremissibile, di inglobare la società sostituendosi ad essa.
Jean-Jacques Rousseau ha scritto: « Trovate una forma di associazione che difenda e protegga con tutta la forza della comunità la persona e i beni di ciascun socio, e per la quale ognuno, unendosi a tutti, non obbedisca, pertanto che a se stesso e resti libero come prima ».

Segue nel commento successivo.

Anonimo ha detto...

Occorre ridare la parola a ciò che nella sfera affettiva è stato emarginato e rimosso dalla società contemporanea. La società occidentale d’oggi è l’insieme di relazioni sociali in cui domina la volontà individuale e i cui membri sono fortemente individualizzati. L’aiuto reciproco tra i membri della società si realizza solamente in termini contrattuali (ciò che Rousseau definisce come il contratto sociale), secondo un modello meccanico, con un legame sociale determinato da un ordinamento esterno all’uomo, razionalistico più che affettivo, che quindi può anche non appartenergli. I rapporti inter-individuali sono prevalentemente indiretti e superficiali, non coinvolgono la totalità della vita e tutta la personalità dei soggetti, ma si limitano allo scambio di merci e di servizi. Allora, immancabilmente, i cittadini e le comunità si cancellano a profitto dei conglomerati, e lo Stato (società politica) si sostituisce alla società civile.
Bisogna dunque rifiutare assolutamente le manifestazioni istituzionali, ideologiche e politiche (cioè i grandi partiti politici, così come quelli piccoli che hanno comunque un ruolo a livello “nazionale” “regionale” e “comunale”) che si presentano come personificazioni di grandi comunità umane, poiché sono forme che portano al totalitarismo. È il caso delle divisioni territoriali in stati-nazione, delle divisioni ideologiche ad esempio tra destra, centro e sinistra, in cui molti si identificano e delle cui vittorie godono vicariamente, abbandonandosi alla loro potenza con fiducia ed entusiasmo.
A livello strutturale, si tratta di tornare all’imperativo della ridisposizione, su base devolutiva (non ovviamente alla Bossi e alla Miglio) dei poteri, permettendo la costruzione dal basso di una molteplicità di livelli comunitari. Ogni individuo, infatti, appartiene non solamente ad una sola comunità in termini territoriali, ma ad una gerarchia complessa di comunità inserite l’una nell’altra: comunità di lavoro, di ricreazione, comunità religiose, ecc.
Così occorre sostituire la democrazia indiretta, che ha valenze prettamente simboliche al fine del bene comune, con un’organizzazione multidimensionale aperta, la quale permetta la formazione progressiva di cerchi concentrici e di piani sovrapposti. Il progresso sociale va, in questo senso, nella direzione di un governo sempre più rarefatto, in altre parole, tendente alla massima decentralizzazione dei poteri di governo.
Occorre attenuare decisamente il peso dello Stato e della società, al fine di realizzare completamente il cittadino. Nel caso in cui quest’ultimo ne abbia bisogno, occorrono delle istituzioni completamente rivoluzionate che hanno lo scopo di essere all’esclusivo servizio del cittadino che le invoca. Lo Stato e i vari poteri intermedi non possono essere soppressi (come vogliono gli anarchici): ciò che deve essere soppresso è l’esclusivo centralismo dello Stato ed una forte limitazione dei poteri intermedi.
La forma per antonomasia di incivilimento è quella che offre alle istituzioni il minor numero di pretesti per intervenire, poiché è in grado di trovare autonomamente la soluzione per le proprie faccende.

Se qualcuno (compreso Makhno, soprattutto ora) fosse interessato ad una proposta per nuova visione del mondo (non solo politica), può scrivere a questo indirizzo antoniominimo@libero.it
R. A.

Anonimo ha detto...

Secondo episodio.
Gentile Makhno, ovviamente il mio discorso non si può esaurire in duemila battute sulla tastiera del computer. Concordo con lei per il fatto che vi sia stata qualche novità nella presentazione di questa lista, ad esempio le elezioni primarie che danno la possibilità al votante (minorenni a parte) di candidare se stesso o altri concittadini alle varie cariche (per una volta la lista non è stata "calata" dall'alto), certo è che il passo non è breve dall'associare questo tentativo "nuovo" (mah!) di fare politica alla mia brevissima introduzione di un discorso che svaria dai nuovi aspetti societari, all'economia, senza dimenticare un discorso che riguarda un nuovo modo di concepire tutti i rapporti che coinvolgono la persona e, nel caso della politica, il cittadino.
La invito a contattarmi per avere una visione più ampia di ciò che è stato introdotto con troppe poche parole.
Ho riletto attentamente ciò che ho scritto nel secondo commento rendendomi conto di aver dimenticato una parola nella penultima frase.
La frase corretta è la seguente: "Lo Stato e i vari poteri intermedi non possono essere soppressi (come vogliono gli anarchici): ciò che deve essere soppresso è l’esclusivo centralismo dello Stato ed OCCORRE una forte limitazione dei poteri intermedi".
Chiedo scusa ai lettori attenti.

R. A.

Anonimo ha detto...

Terzo episodio.
Gentile Makhno, c’è molta gente che crede all’idea che l’Occidente sia stato fortunato nell’incrociare la cultura greca. Concorderà con me quando affermo che siamo debitori nei confronti di quelle persone che hanno fondato il nostro modo di pensare. Sinceramente però, io non credo che non sia stata una fortuna, ovviamente non mi voglio contraddire, desidero solo mettere in evidenza alcuni aspetti che le hanno fatto scrivere nell’ultimo suo commento “ma che la lista civica rappresenti un tentativo di andare nella direzione da lei auspicata è un dato di fatto”. Questa è la sua opinione, io penso al contrario ad un serio ridimensionamento della politica: oggi la politica detiene il primato (in perfetto stile greco), mentre io darei il primato alla persona (che non è il cittadino, poiché questo termine prelude al solo aspetto politico della persona). Non è un caso che nell’antichità greca, benché ci fosse uno spettro di democrazia, il cittadino fosse chiamato a sacrificarsi per la polis, la città era tutto e cittadino un nulla (si veda ad esempio il caso di Socrate).
Dal mio punto di vista oggi il primato dovrebbe essere assegnato agli aspetti che determinano la persona (non certo alla politica), in primo luogo i rapporti sociali, poi gli aspetti economici, mentre la politica dovrebbe servire da surrogato, cioè li potrebbe regolare (quando necessario).
Posso proporre un esempio per farmi capire: per quale motivo l’eccezione conferma la regola? Poiché se tutti seguissero le regole, queste ultime potrebbero anche virtualmente non esistere. La regola si autoripropone quando essa viene violata. Esempio pratico: se al lavoro si timbra alle otto di mattina, la consuetudine alla puntualità cancella potenzialmente la regola, mentre quando la si infrange, ci si ricorda che la regola c’è. Lo stesso dicasi per la politica. Quando tutto funziona non c’è bisogno di nessuna politica, quando qualcosa non va la politica compensa (surroga). La politica, per fare un discorso decisamente basso, è come una supposta, la si infila solo quando si sta male.
Non voglio dimenticare la sua citazione della banca del tempo: ottima iniziativa, ho già dato la mia disponibilità ai due probabili organizzatori; ma non è questo il punto. Per quanto riguarda l’incentivazione dei rapporti interindividuali (sul piano prettamente sociale) proposti dai candidati della lista, per dare una cifra (anche se non sono un matematico) di quanto ho sentito durante i primi due comizi, potrei sbilanciarmi fino ad un massimo del 5% rispetto a quello che ho in mente. Dunque manca ancora circa il 95% di ciò che mi aspetto dalle proposte dei candidati, e certo non è poco.
Dicendo ciò mi contraddico parzialmente, poiché a parlare, a proporre e a fare dovrebbero essere i cittadini, si è detto in precedenza che la politica la si invoca unicamente quando qualcosa non funziona, oggi al contrario è dalla politica che viene "emanata" l'essenza (!?) del saper vivere: durante i comizi c'è sempre qualche candidato che dice "noi siamo qui per ascoltarvi e per portare avanti le vostre esigenze o istanze". Quindi il compito dell'amministratore, secondo la logica corrente, è quello di essecondare le richieste dei cittadini, a questo punto la supposta viene infilata per puro piacere non per necessità; e il rimedio precede il male.
R. A.

Anonimo ha detto...

Quarto episodio.
Ha esattamente colto nel segno: come cambiare il sistema per realizzare un mondo nuovo. Prima di risponderle però, vorrei fare un passo indietro. Lei mi fa giustamente notare che vi sono due possibilità: rivoluzione o cambiamento graduale. Escludo a priori la seconda: tutti (o quasi) sono consapevoli che da tempo è iniziato il conto alla rovescia per la fine della vita umana su questo pianeta, non c’è più tempo da perdere. Rimane solo la rivoluzione non necessariamente per azzerare il sistema (non è tutto negativo).
Innanzitutto occorre chiarire (non mi sto rivolgendo ovviamente a lei visto il suo nickname) che cosa intendo per rivoluzione. La rivoluzione non è sinonimo di sollevazione armata di sovversione sanguinosa o di colpo di Stato, ma la rivoluzione è un cambiamento d’atteggiamento, un cambiamento di prospettiva e un cambiamento di piano. Proudhon affermava “non c’è una vera azione senza idea”. Non c’è e non c’è mai stata una rivoluzione vera senza una idea. Occorre dunque una rivoluzione delle idee, poiché non si può fare senza pensare, visto che la si darebbe vinta all’entropia sociale (così in voga oggi), e neppure pensare senza fare giacché si farebbe la fine di Kant (l’intelligente senza mani) oppure ci si perderebbe in un idealismo insensato. È quindi naturale che la rivoluzione sarà ‘teorica’ e ‘pratica’, temporale ma anche spirituale. È fondamentale dare vita ad un nuovo ordine di valori in campo sociale, economico e politico, senza dimenticare il piano che riguarda la saggezza.
Come affermava Nikolaj Lenin senza una sana dottrina nessuna rivoluzione, se « i tumulti, rivolte,
insurrezioni, sommosse, ribellioni, guerre civili, colpi di Stato, prese di potere non hanno bisogno di una dottrina, ecco, la rivoluzione non può privarsene”.
Occorre informare, istruire, formare ed essere creativi.
Certo non bisogna costringere gli uomini ad essere liberi, come volevano i giacobini e prima di loro il già pluricitato Rousseau; sono gli uomini stessi che devono divenire coscienti di questa necessità e decidersi a scontrarsi e a dar battaglia per conquistare la loro libertà. Riprendendo Arnold Toynbee, questa è la « sfida che la storia ci lancia ».
Risulta chiaro che non si tratta di una sfida qualsiasi, ma della “Sfida” alla quale dobbiamo rispondere, pena lo sparire come tante civiltà.
A questo punto mi viene in mente una battuta del Dalai Lama, un giorno un giornalista gli chiese: che cosa ne persa della civiltà occidentale? La sua risposta: sarebbe una bella idea!
Battute a parte Lewis Mumford diceva: “Dobbiamo riscrivere la partitura eseguendola, cambiare il direttore d’orchestra e raggruppare i musicisti, nel momento stesso in cui stiamo rifondendo i passaggi più importanti della musica suonata. È forse impossibile?… Nulla è impossibile”. Sarebbe firmare un atto di dimissione rinunciare a cercare d’eseguire il pezzo musicale finché tutte le modifiche necessarie
non siano state portate a buon fine, voler attendere, per agire, che siano riuniti tutti gli elementi d’una soluzione ideale: la sola cosa di cui si può essere sicuri, è che non lo saranno mai.
Sta a noi forzare il destino adempiendo il nostro dovere hic et nunc, malgrado gli ostacoli che sbarrano il cammino di salvezza.
Occorre seguire la profezia consigliata da Kierkegaard: “Bisogna anticipare con l’angoscia il nostro destino… l’angoscia corrode ogni cosa […] e svela ogni illusione; essa estirpa ciò che c’è in noi di mediocre”.
Il discorso sarebbe ancora lungo, ma lo spazio del blog mi impone di passare al secondo punto per evitare eventuali fraintendimenti.
Lei parla di un rapporto politica-persona, ma è appunto lei a farlo. Io ho sempre parlato del rapporto tra cittadino e politica mai di rapporto tra politica e persona. Politica e cittadino si pongono sullo stesso piano, mentre la persona (così come la intendo io) è su un piano incommensurabilmente più alto (la invito nuovamente a contattarmi, così le spiegherò il perché).
R. A

Anonimo ha detto...

Non capisco né lo sproloquio iniziale, né la ripubblicazione degli interventi. Basta cliccare due volte su "post più vecchio" e c'è tutta la discussione.
Makhno

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